TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE – ROMA

L’USO DEL ROLE PLAYING NELLA PSICOTERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE di Antonella Centonze

L’USO DEL ROLE PLAYING NELLA PSICOTERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE di Antonella Centonze

Il role playing consiste nel richiedere a una singola persona o a più persone, di assumere, per un tempo limitato, un ruolo secondo un canovaccio.

Immaginare di poter parlare per conto di qualcun altro o di essere se stessi ma intenti in una nuova modalità comunicativa ovvero di immedesimarsi nel proprio partner intento in una discussione con voi, sono alcuni degli scopi che la tecnica del role playing può realizzare. Se questo poi avviene in terapia, in una relazione terapeutica rassicurante e protettiva, si avrà la possibilità di esplorare la propria mente, la mente dell’altro, il proprio schema e il ciclo interpersonale che ne deriva.

“Come si può conoscere se stessi? Non mai attraverso la contemplazione, bensì attraverso l’agire.”

Goethe, Massime e riflessioni.

 

Il role-playing: introduzione

Il role playing, cioè gioco di ruolo, è uno strumento di larga applicazione in contesti che possono variare dalla psicoterapia individuale, alla terapia di coppia, all’intervento in setting di gruppo, alla formazione psicosociale. La tecnica consiste nel richiedere a una singola persona o a più persone, di assumere, per un tempo limitato, un ruolo secondo un canovaccio precedentemente stabilito; si parla di canovaccio perché proprio come nella commedia dell’arte gli attori, sulla base di alcune indicazioni generali sul proprio ruolo, improvvisavano sulla scena.

Recitare una situazione, in modalità “come se”, è una caratteristica del gioco infantile: immaginiamo due bimbe che giocano “alla scuola”, una fa la maestra e l’altra fa l’alunna. Entrambe impersonano un ruolo, la bimba-maestra fa emergere aspetti del comportamento raccolti dalle maestre con cui ha interagito, creando una sorta di prototipo della maestra che si basa sulla rappresentazione che la piccola si è costruita nel tempo, fatta di pezzi di interazioni reali ma anche di aspetti della storia personale (cioè che idea ho di come l’altro è con me). Lo stesso si dirà per l’altra bimba che fa l’alunna, ruolo in cui la bimba farà se stessa, ma anche le sue compagne, mostrando aspetti di sé, di come fa, quando sta a scuola. Un genitore, a osservare il gioco, forse scoprirebbe nuove cose di come il proprio figlio è nel contesto scolastico che, ad esempio, non vedrebbe in una tipica situazione casalinga.

Il role-playing: la storia

Ripercorrendone la storia, il role playing trae le sue origini all’interno dello psicodrammasviluppato dallo psichiatra romeno J.L. Moreno, il quale si ispirò al “teatro della spontaneità” di cui apprezzava il valore catartico e liberatorio. Rivivere drammaticamente una situazione del passato, ricordata in modo problematico dal paziente, avviando un confronto con uno o altri soggetti che agiscono altri ruoli, mostrò a Moreno il suo valore terapeutico.

Messaggio pubblicitarioL’obiettivo del role playing nello psicodramma è far emergere stati d’animo e farli rivivere attraverso la recitazione di atteggiamenti o comportamenti. La scena si svolge generalmente davanti a degli osservatori e al termine della stessa viene avviato un commento di quanto ciascuno ha provato e osservato negli altri. Sebbene si tratti di situazioni in cui, a differenza della vita reale, vi sono una o più persone che osservano, alterando ovviamente il setting, già di per sé “simulato”, tuttavia il vantaggio è proprio la possibilità di affrontare, in simulazione, una situazione realistica, potenzialmente ansiogena, con la conseguente flessibilità e tranquillità determinata da un contesto protetto.

I campi di applicazione del role-playing

In questo breve scritto cercherò di evidenziare i possibili campi di applicazione del role playing, le sue diverse funzioni e l’uso che se ne fa in Terapia Metacognitiva Interpersonale in relazione alle diverse fasi del trattamento e ai diversi scopi. Si possono, infatti, creare diversi tipi di canovacci in seduta, finalizzati all’incremento della consapevolezza di sé o analogamente si può agire un role playing con lo scopo di ampliare la teoria della mente dell’altro. Inoltre, nelle fasi della terapia in cui si avvia la progettazione del cambiamento, il role playing può aiutare terapeuta e paziente nell’esplorazione, riconoscimento ed emersione delle parti sane del paziente oltre che per il rafforzamento della mastery per problemi relazionali.

Possibili funzioni del role playing

Gli esempi di seguito riportati, sono stralci di sedute sia individuali sia di coppia condotte secondo il modello della Terapia Metacognitiva Interpersonale, in cui si cercherà di evidenziare, appunto, lo scopo terapeutico che si vuole raggiungere e il possibile contributo che il role playing può fornire. Nel caso seguente, il role playing è usato per la ricostruzione degli schemi disfunzionali del paziente e per incrementare la sua consapevolezza delle situazioni in cui questi schemi si attivano. Oltre a ciò, la scena, per come è giocata al secondo “ciak”, rappresenta un tentativo per promuovere la mastery del paziente verso il problema portato.

Giorgia, 40 anni , difficoltà coniugali. Il marito è descritto come molto esuberante e prepotente, verso cui lei si è sempre sentita in una posizione d’inferiorità: Giorgia afferma di portare avanti con molta difficoltà le sue opinioni, al punto tale di aver pensato di non averne affatto e facendo proprie quelle di lui. Giorgia sta diventando consapevole del suo schema basato sul bisogno di approvazione, ma sente affiorare l’esigenza di affermare alcune sue idee e richieste, e, se l’altro è in disaccordo, non sa come fare. Un giorno ci prova, ma va male. Lui le parla sopra, lei si lascia schiacciare. Giorgia racconta questo in seduta. Un episodio come questo è un ottimo canovaccio per un role playing. Paziente e terapeuta possono assegnarsi i ruoli: il terapeuta può rappresentare l’altro, il paziente fa se stesso. Tutto ciò per analizzare la sua reazione. Perciò Giorgia fa se stessa, il terapeuta, recuperati da Giorgia elementi della “sceneggiatura”, ricopre il ruolo del marito. Giorgia prova a dire al marito la sua opinione e cosa pensa su una certa situazione. Inizialmente questa operazione le risulta difficile. In un primo momento farfuglia qualcosa circa il figlio e su come vorrebbe gestirlo. Il marito (il terapeuta) a quel punto parla e impone la sua idea. Lei si ferma. Il role playing finisce. Paziente e terapeuta riflettono su cosa ha provato Giorgia in quel momento, Giorgia riporta un senso di costrizione, di ansia. Le viene in mente sua madre che subiva l’autorità del padre. Emerge un’ immagine di sé di poco valore, debole e che si fa sopraffare dagli altri, uomini in particolare. Giorgia si arrabbia e piange. Il terapeuta propone a Giorgia di rifare la stessa scena, con questa nuova consapevolezza. Arrivati al momento in cui prima si era bloccata, Giorgia cambia registro e dice al marito con chiarezza e con calma cosa pensa in merito alla decisione che devono prendere ed aggiunge, per il marito, anche informazioni su di sé: “Non riesco facilmente a dirti la mia opinione perché mi sono sempre bloccata. Ho capito che è una mia difficoltà, penso di non avere niente di giusto da dire. Però sto iniziando a capire che non è così. Per favore, fammi finire di parlare.” 


Continua  http://www.stateofmind.it/2016/07/role-playing-psicoterapia-metacognitiva-interpersonale/

 
            

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