TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE – ROMA

CrossFit e Terapia Metacognitiva Interpersonale: la metacognizione favorisce l’accesso alle parti sane nello sport

CrossFit e Terapia Metacognitiva Interpersonale: la metacognizione favorisce l’accesso alle parti sane nello sport

CrossFit e Terapia Metacognitiva Interpersonale: la metacognizione favorisce l’accesso alle parti sane nello sport

La terapia metacognitiva interpersonale è un modello cognitivo che individua gli schemi disfunzionali in atto e può essere utile nel campo del CrossFit

di Omar Bellanova

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La relazione mente-corpo: gli effetti benefici dello sport e del Crossfit

Mi trovo nello spogliatoio dopo un denso allenamento di CrossFit, letteralmente madido di sudore e a corto di fiato, osservo le mani arrossate ed ancora sporche di magnesio, il mio corpo inizia a rilassarsi dopo un intenso stato di sforzo e tensione producendo una sensazione difficile da definire, ma mi accorgo che sto sorridendo. Mente e corpo sono come allineate in una sorta di stato di energica quiete. Mi sento soddisfatto e ripenso a quel momento in cui, un’ora prima, dopo aver finito di lavorare, avevo combattuto con il solito “no dai oggi non vado, sono stanco…” ed invece ora mi sento pieno di energia, i pensieri di una giornata lavorativa sembrano più lontani ed i buoni propositi e le idee si accendono sulla mia testa come la lampadina di Archimede della Disney. Qualcosa ha funzionato bene! Non è il primo allenamento che faccio e so per certo che mi porterò questa bella sensazione anche a casa.

Il mio solito vizio, quello del pensare, diventa tentatore e la piacevole condizione in cui mi trovo lascia intuire che possa trattarsi di riflessioni produttive alle quali decido di cedere volentieri, assecondando il desiderio di capire qualcosa di più su questo stato che sto vivendo:
Come ci sono arrivato a questa condizione di benessere? Cosa e come ha funzionato in me, nella mia mente e nel mio corpo per portarmi ad attivare questa energia fisica e mentale? Se riuscissi a comprendere di più di questa mia relazione positiva mente-corpo, potrei migliorarla e magari portarla anche in altri ambiti della mia vita?” e sopratutto “C’è un modo per condividere e trasmettere questa modalità di accesso al benessere agli altri?

In tutto questo la sensazione positiva aumenta… Certo di non essere in una fase maniacale e tanto meno di vivere la sgradevole sensazione che è tipica del rimuginare, mi sento come il surfista che ha agganciato l’onda e seguo questo contatto con quello che ho da tempo imparato a riconoscere come “la mia parte sana”: una parte di me che ho iniziato a sentire, riconoscere ed alimentare in altri contesti, un’attivazione della mia mente che si è affinata (e continuo ad affinare) e alla quale ho saputo individuare adesso un nuovo accesso attraverso la modalità con cui sto vivendo il CrossFit. Mi rendo conto di aver vissuto l’esperienza dell’allenamento applicando in modo piuttosto automatico uno schema consolidato già in altre circostanze. Rifletto sul fatto che se questo è vero, allora è possibile anche un percorso al contrario, ovvero, se avessi per la prima vota imparato ad applicare delle giuste strategie mentali in un momento stressante o difficile del mio allenamento, probabilmente avrei potuto applicare le stesse strategie mentali anche in altre situazioni problematiche della mia quotidianità.

Come resistere alla procrastinazione dello sport

Ripercorro e ridefinisco cosa mi è appena accaduto. Paradossalmente l’applicazione di un sano funzionamento inizia ancora fuori dalla palestra. Dopo un’intera giornata passata seduto in poltrona impegnato in un lavoro puramente intellettivo, sono arrivato all’orario in cui mi ero preposto di andare ad allenarmi. La percezione iniziale del mio corpo è di stanchezza e mancanza di energia, certo non sono sfinito, ma neanche pronto per la maratona di New York. Immediatamente la mia mente va all’allenamento che probabilmente dovrò fare, trazioni alla sbarra, bilancieri da sollevare e chissà quanti addominali, il senso di affaticamento stranamente si fa più intenso senza apparente motivo ed inizio a sentirmi orientato verso la procrastinazione.

Le scuse sono fluenti: borsone da preparare, tragitto da compiere ecc. Il tutto devo dire abbastanza convincente e condito da una dose di ansia che non guasta mai (credo anche di aver visto il divano con il telecomando in grembo ammiccarmi). Mi sono sentito così altre volte? Certo! Ogni volta in cui devo fare qualcosa e non mi sento all’altezza di uno standard che mi sono prefissato. Quindi non fatico a riconoscere che si è attivato un mio schema di funzionamento del tutto orientato alla prestazione che tende a farmi trascurare un elemento assolutamente fondamentale: il fatto che mi piace allenarmi e anche molto!

Riporto la mente sugli aspetti piacevoli dell’allenamento a cui sto per rinunciare, a quei gesti di movimento e libertà in cui mi sento attivato, allo stato di attivazione di forza ed energia ed alla sensazione piacevole del migliorare a poco a poco nelle capacità di eseguire un esercizio ed alla resistenza che, pur non occorrendomi per raggiungere nessun podio, migliora di volta in volta contribuendo sicuramente a strutturare una percezione di me soddisfacente. In questo shift di pensieri in cui immagino una situazione alternativa, inizio a percepire qualcosa di diverso nel mio corpo, il borsone da preparare non è più un loop di rimuginii, ma è qualcosa che sto facendo senza quasi rendermene conto. Questa oscillazione tra aspetti perfezionistici che tendono a farmi procrastinare o evitare ed aspetti legati alla ricerca del piacere fine a se stesso si ripeterà per tutto l’allenamento, ma ormai il filo mentale in cui è definito l’accesso e l’utilizzo della seconda opzione è ormai definito. Insomma, aver individuato e padroneggiato un mio schema mi sta conducendo ad uno stato di benessere e allontanando da un altro senz’altro più negativo.

Terapia Metacognitiva Interpersonale: un modello cognitivo di terza ondata

La base teorica dalla quale ha origine questo funzionamento è la Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) (Dimaggio, Montano, Popolo e Salvatore, 2013).
La Terapia Metacognitiva Interpersonale è un modello teorico cognitivo comportamentale di “terza ondata” che da diversi anni sta contribuendo al modo di fare terapia oggi. Le peculiarità del modello della terapia metacognitiva interpersonale nascono dalla necessità di dotarsi di strumenti di intervento per pazienti con specifiche caratteristiche che ne rendevano difficile il trattamento con i metodi cognitivi standard finora presenti (Semerari, 1999).

Ciò che viene preso in considerazione è l’aspetto metacognitivo della persona che risulta carente. Elementi della disfunzione metacognitiva sono, tra gli altri, una difficoltà nel riuscire a percepire e comprendere i propri stati interni (pensieri, emozioni e motivazioni) e quelli altrui e di conseguenza la difficoltà di padroneggiarli, al fine di promuovere il benessere nella propria vita e nelle relazioni interpersonali.

Un altro assunto di base peculiare della Terapia Metacognitiva Interpersonale è che i soggetti si orientano nel mondo e nelle relazioni in base a schemi interpersonali specifici, ovvero strutture cognitivo-affettivo-somatiche attraverso le quali attribuiscono significato a come gli altri risponderanno ai propri desideri e quali reazioni essi stessi avranno a tali risposte. Il desiderio (wish) è la base dalla quale nasce e si sviluppa lo schema di funzionamento di un soggetto secondo la terapia metacognitiva interpersonale. In ambito clinico, ricostruire e riflettere su certi schemi aiuta a comprendere come essi, qualora disfunzionali, possano guidare le azioni determinando sofferenza o blocchi nella sua vita relazionale.

Naturalmente non sono il primo a portare queste riflessioni fuori da un setting terapeutico standard. Con la sua capacità di intervenire su aspetti funzionali della personalità, la Terapia Metacognitiva Interpersonale si è già dimostrata un utile strumento nei contesti agonistici sportivi(Galasso, 2015 ), dove è stato riscontrato che gli atleti spesso necessitano, oltre che di interventi con tecniche standard di tipo cognitivo comportamentale (riduzione dello stress e dell’ansia agonistica, ottimizzazione delle abilità attentive, ecc.) anche di interventi su “aspetti di sofferenza soggettiva riconducibili alle caratteristiche di personalità dell’atleta”.

Comprendere gli schemi disfunzionali che si attivano secondo la Terapia Metacognitiva Interpersonale

In un contesto oggettivamente stressante come la dimensione agonistica infatti, è molto più probabile che uno schema disfunzionale, se presente anche sotto soglia, emerga. Nella mia esperienza personale, mi trovo a riflettere su funzionamenti non legati a situazioni patologiche, ma in cui agisco degli schemi di personalità che, se non orientati in direzioni più funzionali, contribuirebbero senz’altro a stati emotivi distanti da quelli appartenenti ad una situazione di benessere.

Il mio schema si è attivato addirittura prima di iniziare l’allenamento: desidero allenarmi ed avere una buona forma fisica (wish di successo ed affermazione) ma provo uno stato di ansia in quanto, la percezione errata che ho del mio stato fisico e l’alto standard di allenamento che mi prospetto, mi fanno percepire un possibile stato di fallimento e la mia risposta è la tendenza alla procrastinazione che, se dovessi assecondare, mi porterebbe alla conseguenza di sentirmi fallimentare e poco tenace. Ebbene si, mi ritrovo a fare i conti con il mio perfezionismo: non mi sento abbastanza rispetto le mie aspettative e sono tentato di rinunciare al mio desiderio. Il mio senso di agency è a rischio!

Recupero dalla mia memoria episodica, “mi sono sentito già altre volte in questo modo?” Assolutamente si! E’ un mio schema di funzionamento con il quale ormai ho sufficiente familiarità, presente nei miei allenamenti e perfino ora che sono alla tastiera nello scrivere questo articolo! So benissimo che per orientare questo processo verso le mie parti sane dovrò, mettere da parte le mie possibili risposte disfunzionali (es. procrastinare), dare delle giuste interpretazioni agli stati somatici ed emotivi che percepisco ed utilizzare le giuste strategie per raggiungere il mio scopo, ma sopratutto trovare un modo per accedere alle mie risorse nel qui e ora.

Perché è utile considerare tale assunto? Utilizzare una chiave di lettura metacognitivadell’esperienza sportiva di un individuo ci permette anzitutto di andare ad individuare aspetti della personalità che, se compresi e condivisi, rendono tale contesto un’occasione di promozione di consapevolezza del proprio funzionamento di personalità e delle proprie risorse personali. Inoltre, una persona impegnata nella pratica sportiva, può trovarsi in una condizione in cui sia la sua mente che i suoi muscoli sono sottoposti ed impegnati in una interazione molto intensa e piuttosto unica. In tale condizione, orientare sul piano della consapevolezza e della metacognizione con la giusta tecnica (esercizi di focalizzazione e di autoriflessività in presa diretta e discussioni a posteriori) può presentare un’ottima occasione per individuare e sviluppare risorse individuali (fisiche e mentali) magari normalmente assopite.

A questo punto il contesto sportivo diventa un valido campo per riconoscere e coltivare risorse dell’individuo che altrimenti sarebbero più difficili da individuare e la psicologia, e ancor più le tecniche della Terapia Metacognitiva Interpersonale, offrono un valido strumento per amplificare e sfruttare al meglio gli aspetti potenzialmente sani già presenti nell’esperienza sportiva. Individuate le risorse e rafforzata la modalità di accesso ad esse, sarà quindi più semplice raggiungere i risultati sperati contribuendo anche ad aumentare il senso di autoefficacia della persona coinvolta.

(continua): http://www.stateofmind.it/2017/02/terapia-metacognitiva-interpersonale-crossfit/






























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