TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE – ROMA

Esplora il significato del termine: Da Giasone a Valmont, la maledizione dei seduttoriDa Giasone a Valmont, la maledizione dei seduttori – Intervista

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Solitudine, morti tragiche, incapacità di amare: viaggio (psichiatrico) nella mente dei libertini. Dal mito alla realtà letteraria. Ne parliamo con il professor Giancarlo Dimaggio

di Michela Mantovan

Poveri seduttori. Don Giovanni fu un feroce amante, uomo spregevole nella sua bulimia sentimentale. Non fu mai felice e la tradizione letteraria vuole che siamo morto pentendosi di tanta crudeltà. Giacomo Casanova, avventuriero, spia, intellettuale, scrittore, straordinario collezionista di cuori, ormai vecchio e(quasi) povero, continuò per anni a pagare l’affitto della casa dove aveva vissuto con Francesca, ultimo boccone malinconico di una vita piccante. Giasone, traditore di Medea e tragico sposo di Glauce, finì malissimo: come da copione, il trapasso lo colse mentre, infelice e solo, dormiva a poppa della nave Argo, anch’essa ormai in disarmo. La maledizione dei seduttori è, in pratica, è l’amore. I loro sono cuori bucati, senza un fondo e senza quindi la possibilità di essere riempiti. Sono uomini soli. La passione è per loro una specie di luce artificiale che illumina il vuoto. Il fuoco che promettono e inseguono, in realtà, non c’è.

Lo schema dello spezza-cuori

Ma quale schema fisso li spinge ad agire? Cosa vogliono e perché? E, soprattutto, quanto è pericoloso incontrarne uno? Ne parliamo con Giancarlo Dimaggio, psichiatra e autore del saggio «L’illusione del narcisista. La malattia della grande vita» (Baldini e Castoldi). Non tutti i narcisisti sono seduttori, ma molti seduttori sono narcisisti. Il mondo che si apre su questa soglia è, naturalmente, di lettura complessa: «Il seduttore è mosso da questioni di potere, la grandiosità della conquista allevia l’idea di non valere nulla – spiega Giancarlo Dimaggio -.In più l’elettricità generata dal gioco amoroso è come una droga per chi vive una condizione fissa di mancanza di contatto con il mondo». Forse nessuno più del visconte Sebastien di Valmont, protagonista de «Le relazioni pericolose» di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos (1782) incarna l’idea assoluta del libertino. Nella cui vita si compie il destino fatale di chi si prende gioco di Eros. <Il visconte crede di controllare il processo della seduzione, ha bisogno di farlo come esercizio di potere. Nella sua visione le donne sono oggetti manipolabili. Ma c’è un elemento fondamentale – spiega Giancarlo Dimaggio – : chi vuole acquisire controllo sugli altri è vittima e “controllato” da un tiranno interno. Valmont deve sedurre ma all’interno di un gioco infinito con la marchesa de Merteuil. E il “tiranno” gli impedisce di amare veramente. Perché dunque si arriva al tragico epilogo? Sulla strada del visconte passa Madame de Tourvel ed egli si trova in una condizione mai provata: ammette di essere vicino alla perdita dl controllo e riconosce l’esistenza di una forza superiore a tutto. Riuscirà a dichiarare di aver amato soltanto in punto di morte».

(continua):

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