Secondo la TMI le esperienze relazionali problematiche condizionano il mondo interno del paziente e lasciano traccia nella mente e nel corpo.
La Terapia Metacognitiva Interpersonaleassegna, come primo compito al terapeuta, la ricostruzione del funzionamento del paziente a partire dalla raccolta di episodi precisi, concreti, tangibili in cui emerga chiaramente il modo in cui egli si muove nell’ambito delle dinamiche relazionali.
Tuttavia, spesso ci troviamo davanti a pazienti che hanno difficoltà a raccontare la loro esperienza. Sono pazienti con bassa autoriflessività, incapaci di recuperare episodi narrativi o di descrivere con chiarezza l’esperienza interna che li accompagna. Con questi pazienti è facile che la seduta diventi improvvisamente ricca di silenzi.
È stato così con Elena, una ragazza di 21 anni, minuta e taciturna, molto taciturna. Faceva fatica a sostenere lo sguardo, sedeva sulla punta della sedia, con i polpacci tesi, come se fosse pronta a scappare. Le spalle erano chiuse e basse, le braccia rigide e tese. Vani sono stati gli sforzi di evocare episodi specifici o di riflettere su come si stava sentendo in seduta, sempre un’unica risposta: “non lo so, non so rispondere”.
Restava in seduta tanto tempo per osservare la ragazza. Il suo corpo mostrava la sua storia: Elena ha vissuto episodi ripetuti e molto gravi di umiliazione e presa in giro da parte di alcuni coetanei, durante gli anni delle scuola primaria e secondaria. Ha sviluppato un’aspettativa di umiliazione da parte degli altri e un’immagine di sé inadeguata in risposta al proprio desiderio di accettazione. Sul piano corporeo si notava un assetto motorio che rinforzava in modo implicito e procedurale l’idea di sé inadeguata.
Le esperienze relazionali problematiche condizionano in modo significativo il mondo interno del paziente e lasciano traccia nella mente e nel corpo.
Per saperne di più (continua si State of Mind): https://www.stateofmind.it/2019/05/tmi-corpo/