di Giancarlo Dimaggio
Ci si è ribaltato il mondo sotto i piedi. Le cose più scontate, gli abbracci, le passeggiate al mare, ridere e scherzare in trattoria ci sono vietate. Fare la spesa è un’esperienza allarmante. È così e non sappiamo quanto a lungo resterà così e anche quando le misure si allenteranno non sappiamo fino a che punto e per quanto tempo la vita che conoscevamo sarà di nuovo alla nostra portata. Semplicemente, non lo sappiamo.
In queste condizioni dobbiamo lavorare.
In che modo?
Da un lato c’è la gestione dell’emergenza, in particolare delle categorie a rischio: malati che hanno affrontato ospedalizzazioni e ne sono usciti ma portano i segni psicologici, familiari di malati, popolazioni dove l’impatto del virus è stato massiccio, medici, infermieri, personale ospedaliero, farmacisti e via dicendo. È fondamentale, anche se qui mi focalizzo su altre domande.
Articolo continua su Psicologia Fenomenologica