TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE – ROMA

Servo e padrone: cercare la liberazione nel proprio carceriere – Di Giancarlo Dimaggio

Servo e padrone: cercare la liberazione nel proprio carceriere – Di Giancarlo Dimaggio

Servo e padrone: cercare la liberazione nel proprio carceriere – Di Giancarlo Dimaggio

Servo e padrone: cercare la liberazione nel proprio carceriere

In una relazione d’abuso, il bambino impara che il mondo è fatto di chi infligge dolore e chi lo subisce. Da adulto sarà a volte vittima, a volte carnefice

Chi sei per me: salvatore o persecutore? È tutto mosso dalla paura e dal bisogno di conforto. Se nella tua storia a fronte della paura hai conosciuto quelle risposte: frusta o indifferenza, riconoscerai con facilità chi le sa somministrare e in lui spererai di trovare la salvezza.

Articolo di Giancarlo Dimaggio, pubblicato il 05/02/2017 su il Corriere della Sera

The Dark Knight, che parli Joker: “Tu non riesci proprio a lasciarmi andare, vero? Ecco cosa succede quando una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile… Tu non mi uccidi per un malriposto ipocrita moralismo. E io non ti ucciderò perché sei troppo divertente. Credo che io e te siamo destinati a lottare per sempre”. Citando il paradosso dell’onnipotenza, Joker si rivolge a Batman che lo tiene appeso a testa in giù sull’abisso.

In quel momento Batman lo domina, ha potere di vita e di morte, ma le parole di Joker sono sagge: hanno bisogno l’uno dell’altro, incubo e succube, dominato e dominatore. Il filo che lega schiavo e padrone è noto. Il padrone, certo, teme il sottomesso, ma solo se crede che abbia i mezzi per detronizzarlo; se si sente sicuro continua a comandare con naturalezza.

Per Max Mosley non era così. Figlio di fascisti antisemiti – alle loro nozze partecipò Hitler – è stato pilota e poi boss della Formula 1. Nel 2008 il mondo intero lo scopre protagonista di un’orgia sadomaso. Cinque prostitute vestite da naziste o da detenute dei lager lo spidocchiano, frustano e poi si cambia, tocca a lui stare in piedi. Era figlio di sostenitori del dominio razziale, leader di un’organizzazione di potenza economica gigantesca, dove immagino provasse un certo gusto nel gestire il potere, eppure gli era necessario inscenare il teatro della propria umiliazione. Padrone per discendenza, godeva nel tornare schiavo.

Nella mente, cosa unifica i poli di questa simmetria perversa, e cosa porta all’interno di una relazione a trovarsi catturati da questa ossessiva messinscena? Di varie strade, la prima, quella più chiara allo psicologo, nasce dall’abuso. I nostri pazienti, vittime di maltrattamenti fisici o psicologici, riproducono nella vita adulta il copione che Stephen Karpman definì triangolo drammatico. Sono stati vittima, alla mercé di un persecutore ed erano alla disperata ricerca di un salvatore onnipotente. Succede se i genitori ti picchiano, violentano, tiranneggiano, ti trascurano fino al punto della non-esistenza. I tre ruoli si stampano nella mente del bambino e diventano la chiave che, da adulto, utilizzerà per decidere cosa aspettarsi dalle relazioni.

Ci amiamo? Allora chi sei per me: salvatore o persecutore? È tutto mosso dalla paura e dal bisogno di conforto.
(continua)Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2017/03/salvatore-persecutore-psicologia/

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