TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE – ROMA

Iron Man ha l’Audi TT che a me ingiustamente manca – Racconto

Iron Man ha l’Audi TT che a me ingiustamente manca – Racconto

Il mondo visto dagli occhi di un narcisista: Giancarlo Dimaggio illustra la giornata e i pensieri di un narcisista, tra invidia, lavoro e amanti.
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Cosa c’è al livello successivo di Super Mario?”, mi chiedo spesso. “Il mostro”, mi rispondo. Il mostro che io voglio raggiungere e sconfiggere. È il mio destino, in un certo senso. Un destino che però non scelgo mai.

Un racconto ispirato dal libro “L’illusione del Narcisista” di Giancarlo Dimaggio

 

Succede sempre così, non sono io a decidere il videogioco da mettere nella Playstation. Qualcuno lo inserisce per me. Mi dicono: ehi, puoi farlo, sei bravo, abbiamo bisogno del tuo talento. E io inizio a giocare. Solo per sfida. Livello dopo livello. Ogni lavoro l’ho trovato così. Voglio dire: non l’ho trovato io, sono stato cercato.

Mentre entro in ufficio un ragazzino mi ferma: “Ehi, rassomigli a Tony Stark”. Gli credo. Iron Man è il mio modello. Mi sento di buon umore, corazzato, invincibile. Dovrei ordinare un Audi TT per completare il quadro. Mi irrita molto non avere disponibilità di liquidi al momento.

Ho speso troppo per Ludmilla, mi dico. Ma ne vale la pena. Mia moglie si chiede dove finiscano i soldi che guadagno con la catena di ristoranti di cui sono socio. Mi tocca imbastirle delle scuse, le sciorino conti che lei non capisce e, anche se il sospetto non le passa, le tolgo gli argomenti.

Ludmilla ha occhi azzurri, una bellezza eterea, mezzo sangue ucraino, intuisce tutto quello che desidero. Mi preoccupa la sua sensibilità, a volte è così fragile: indulge nell’aperitivo alle cinque del pomeriggio. Lo prendo anch’io, ma io lo controllo. Le ho detto che rischia di diventare alcolista, credo abbia capito. Rimproverandola, mi prendo cura di lei.

Guardo l’acquario che ho fatto installare da poco, mi dà pace e mi distrae dagli imbecilli a cui sorrido e con cui tutti i giorni mi tocca lavorare, un lavoro che faccio perché il socio di maggioranza mi ha detto: vieni con me, tu puoi farlo. La solita storia: mi ha lusingato, ho accettato. Vengo sempre scelto così e accetto. Perché sentire che mi ammirano è l’unico motore di vita che mi tira avanti.

Ultimamente il socio di maggioranza è scontento di me, dice che non mi impegno. Moralista che non è altro. Come se avessi bisogno di impegnarmi, come se non bastasse il mignolo della mia mano sinistra per fare un lavoro migliore di tutto il resto del team messo insieme. E forse è quello che lo porta a criticarmi, sbagliando naturalmente. L’invidia che inevitabilmente ronza intorno a me.

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